CACCIA E RETE NATURA 2000Caccia e Rete Natura 2000 sono compatibili. Lo ribadisce una nota della Commissione U.E. Ambiente. Ma in Italia si continua a (fingere di) non capire...
La Caccia è compatibile con Rete Natura 2000. Lo ribadisce la Commissione U.E. Ambiente in una recente nota del 20 giugno 2007. Ma in Italia la rete ecologica prevista dalle direttive comunitarie “Habitat” (92/43/CEE) e “Uccelli” (79/409/CEE), continua ad agitare, con riguardo alla pratica venatoria, dibattiti ed ingiustificate polemiche. La mancata conversione del D.L. 251/2006, avversata dalla manifestazione pubblica organizzata a Roma dal mondo venatorio italiano il 1° settembre 2006, sembrava aver aperto auspicate prospettive di confronto tra mondo agricolo, venatorio ed ambientalista sulla materia delle aree protette di diritto comunitario. Tuttavia, solo pochi mesi più tardi, il Governo (con una previsione inserita nella legge finanziaria 2007) ha ritenuto di affidare al Ministero per l’Ambiente il compito di dettare una regolamentazione per Z.P.S. e S.I.C./Z.S.C.. Una sorta di provvedimento-quadro con norme di portata generale cui le Regioni dovranno uniformarsi. Ad oggi il termine fissato per l’emanazione del decreto ministeriale è ormai ampiamente decorso. In realtà la mancata emanazione del provvedimento (già peraltro approntato in “bozza” dal Ministero) trova spiegazione in una reazione piuttosto determinata delle Regioni e delle Province autonome oltre che di altri soggetti portatori di interesse (agricoltori e cacciatori in particolare) volta a contrastare una decisione “calata dall’alto” e ad addivenire alla formulazione di un documento il più possibile condiviso. Impresa davvero difficile stante l’impostazione con cui il Ministero dell’Ambiente continua ad affrontare la materia, stabilendo aprioristicamente divieti e prescrizioni di carattere generale (soprattutto per la caccia, da applicarsi a tutte le ZPS e i SIC/ZSC, dal Trentino sino alla Sicilia) e senza accedere ad emendamenti se non per aspetti assolutamente marginali. Per meglio comprendere il problema e i motivi che portano a contestare la posizione sostenuta da Pecoraro Scanio, occorre tener presente che le Direttive comunitarie, per la protezione dei siti di Rete Natura 2000, non legittimano in alcun modo l’imposizione “aprioristica” di divieti o di limitazioni per qualsivoglia attività umana ivi compresa l’attività venatoria. Lasciano alla valutazione del caso specifico (con riferimento alle singole realtà geografico-ambientali del sito, ZPS o SIC/ZSC che sia) l’adozione dei metodi e degli strumenti di gestione ritenuti più idonei per il conseguimento degli obiettivi di tutela proposti. Ne deriva che se l’attività di caccia non è incompatibile con gli obiettivi di tutela per cui una ZPS o un SIC sono stati identificati, non vi è alcun motivo per cui la caccia debba essere limitata o addirittura vietata attraverso l’imposizione di “criteri minimi uniformi” privi di qualsiasi giustificazione tecnica o scientifica. Un esempio per tutti. In Lombardia, nella provincia di Pavia, è stata identificata una ZPS di oltre 30.000 ettari, denominata “Risaie della Lomellina”, che ha quale obiettivo di tutela la protezione degli areali di nidificazione degli ardeidi (aironi, garzette, nitticore). Si tratta di un areale liberamente aperto all’attività venatoria. Ebbene: posto che il periodo di nidificazione delle specie tutelate è primaverile e posto che queste specie risultano comunque vietate alla caccia, che senso avrebbe –come invece vorrebbe imporre il Ministero dell’Ambiente- posticipare l’apertura della stagione venatoria alla prima domenica di ottobre ed anticiparne la chiusura al 31 dicembre? Quale interferenza può avere sulla nidificazione degli ardeidi l’attività venatoria diretta ad altre specie ed esercitata in periodi temporali così distanti rispetto a quelli di riproduzione delle specie tutelate? E, se comunque si volesse ipotizzare un’interferenza (che non esiste) tra caccia e nidificazione degli aironi, come si spiegherebbe allora che l’attività venatoria protratta per secoli in questi areali non ha sino ad oggi arrecato pregiudizio alcuno agli ardeidi e alla loro riproduzione? F.A.C.E. Italia (delegazione delle associazioni venatorie italiane Federazione Italiana della Caccia, Associazione Nazionale Libera Caccia, Enalcaccia Pesca e Tiro, Anuu Migratoristi, presso la F.A.C.E. di Bruxelles) intende denunciare come l’approccio a RETE NATURA 2000 continui ad essere, in Italia, ben diverso da quanto avviene nel resto d’Europa. La Commissione U.E. AMBIENTE, ancora recentemente attraverso una nota informativa diramata il 20 giugno 2007, fa sapere come la caccia, in quanto naturalisticamente “sostenibile”, non sia vietata dalle direttive comunitarie. Tantomeno nei siti di Rete Natura 2000. Prova ne sia la stessa Guida europea interpretativa della direttiva 79/409/CEE del Consiglio (direttiva Uccelli), documento ufficiale elaborato in un costruttivo confronto tra FACE e BIRDLIFE INTERNATIONAL (associazione ambientalista internazionale) siglato nel 2004 sotto l’egida della Commissione Europea. In tale documento viene ribadita la piena legittimità alla caccia agli uccelli selvatici nei limiti di una fruizione “sostenibile”, vale a dire compatibile con lo stato di conservazione della specie ornitica interessata. La stessa Commissione Ambiente dell’U.E. ribadisce, altresì, come la stessa direttiva Habitat non escluda l’attività venatoria in quanto “sostenibile” e “compatibile” con gli obiettivi di conservazione dei siti di Rete Natura 2000. Si legge, tra l’altro, nel documento: “la Commissione è ben cosciente che le attività venatorie sostenibili comprendenti la creazione, la protezione e la gestione di habitat appropriati, possono contribuire sensibilmente alla conservazione di talune specie selvatiche. La caccia è un’attività che fornisce benefici sociali, culturali, economici ed ambientali significativi in diverse regioni dell’U.E. ed è a questo titolo un veicolo potenzialmente importante per promuovere attività sostenibili e per assicurare sostegno locale alle misure di conservazione e di gestione”. Rete Natura 2000, conservazione dell’ambiente e tutela della biodiversità, quindi, considerati in Europa come obiettivi comuni per agricoltori, cacciatori ed ambientalisti. Non un problema, ma un’occasione di crescita e di responsabilizzazione anche per il mondo venatorio. In Italia continua a non essere così. Occorre prenderne coscienza ed avviare un percorso che allontani ogni pregiudizio ideologico e metta a leale confronto tutti coloro i quali abbiano a cuore la difesa di un bene comune qual è e deve essere il patrimonio ambientale.
Avv.to Italo FANTON Capo Delegazione FACE Italia