Fantàsia non ha confini

Se nell’immaginario comune si potessero racchiudere tutti i sogni, le speranze, le aspirazioni, e tutti i desideri più reconditi che alimentano la fantasia, e se tutte queste sensazioni abitassero in un angolo del cervello umano, questo luogo non potrebbe non chiamarsi Fantàsia.


Un film di qualche anno fa dal titolo “ La storia infinita” parlava di questo luogo, affermando che fin quando l’uomo continua a desiderare, sperare, immaginare, Fantàsia espande i propri confini senza limitazione alcuna alla sua estensione.


Senz’altro i sogni e le aspettative aiutano a vivere, o meglio, rendono la vita meno noiosa e più stimolante; così è, che in una realtà venatoria piuttosto scadente, dove il costo dell’allevamento cinofilo, in termini economici e di sacrifici, è particolarmente gravoso, dove le palestre di allenamento per i giovani nembrotti scarseggiano, vuoi per la mancanza di selvaggina autentica, vuoi per le limitazioni imposte dalle leggi, vuoi per la mancanza di strutture idonee, almeno per noi abitanti del Sud Italia, un giovane sognatore attrezza la propria auto, programma la sveglia alle tre del mattino ed in compagnia della sua Nikita, attraversa gran parte dello stivale per raggiungere uno dei Padri del setter inglese dell’età contemporanea.


La meta è Empoli nella bella Toscana, fucina di Grandi Setter, i Dianella, i Francini’s, i Val di Chiana, i Pianigiani’s parlano tutti toscano, e costituiscono senz’altro la pietra miliare di un allevamento che tutta Europa ci invidia.


Si giunge a destinazione il nove agosto del 2004 intorno alle dieci del mattino, sull’uscio di un cancello che delimita un rigoglioso giardino, una figura robusta e con i capelli ormai imbiancati da una vita spesa per il setter inglese dà il benvenuto, il cuore accelera i propri battiti, l’emozione strozza la voce, è lui, il papà dei Dianella, gli guardo le mani, e gioisco nel pensare che hanno carezzato soggetti i cui nomi resteranno vivi nella mente degli uomini al pari di quelli degli eroi del cieco Omero; Lem del Resegone, Artù di Valmarecchia, Lord, Lem, Ralf, Rusty, Ckita, Nelson, Noah, Okey, Gian, Ila, Frenk, Romario, tutti Dianella, tutti formidabili soggetti; il signor Alfiero dà fiato alle corde vocali, è un fiume in piena, generoso di consigli, suggerimenti e tirate di orecchie se necessario, guarda l’albero genealogico della Nikita, spiega come leggerlo, fa sciogliere la cagna in un campo adiacente, qualche commento qualche informazione sulle caratteristiche peculiari del soggetto in esame, e poi il verdetto: “Ci siamo, ci si rientra”.


Si attraversa il cancello, un fischio ed ecco comparire un setter dal mantello bianco-nero spavaldo nel portamento e con occhi infuocati, il suo aspetto non sbalordisce gli amanti dal palato fine, ma il procedere senza indugio, lo sguardo, imbarazzano anche chi al setter chiede ogni volta la prestazione della vita, è lui non c’è dubbio Gian del Dianella, nelle sue vene scorre il sangue di cinquant’anni di allevamento: Urs, Lord, Felix di Valmarecchia, Sainclair del Volturno, Asor, Lem del Resegone, per parte paterna, Ila, Lord di Valle Monteloro, Lem, Zar, Mirco dei Baldin, Dun del Meschio, per parte materna, e sono tutti lì in quegli occhi, in quell’andamento.


Neanche il tempo di una presentazione ufficiale, ed eccolo già voglioso di prolungare la stirpe, di dare nuovi concorrenti ai suoi già figli Frenk, Romario, Dar, ed altri, neanche il tempo dei preliminari che come un puledro di otto anni si unisce ad una Nikita imbarazzata da tanto impeto.


Alfiero è soddisfatto, Gian è fin troppo affidabile non fallisce e non sfigura, ma impressiona per lo spirito del guerriero, e per l’alterigia del suo portamento.


Alle dodici l’auto bianca già scorre veloce sulla via del ritorno, portando a casa emozioni, speranze e sogni.



Bruno Pisacane


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